Siamo strani esseri, noi donne.
Maestre nell’accavallare le gambe (perché non voglia dio che si perda la femminilità), conduciamo una vita frenetica e corriamo ogni giorno, chi sui tacchi 10 e chi con elegantissime ballerine a punta, tra ufficio e famiglia tenendo insieme i pezzi della nostra vita e perseguendo i nostri obiettivi, anche a costo di non piacere. E poi c’è la spesa, i bimbi da accompagnare alla partita di calcio e alla scuola di danza, poi ci sono le lezioni di piano e i colloqui con gli insegnanti. E poi ancora c’è la casa da sistemare, i piatti da lavare, le cene da preparare. E i compleanni da organizzare e gli anniversari da festeggiare. E la lezione di pilates e le coccole a nostro marito. E le amiche senza le quali niente di quello che riusciamo a fare faremo.
Siamo indipendenti, interessanti, idealistiche, gentili e caparbie. Abbiamo paura, siamo insicure, a volte rabbiose e gelose, contiamo le calorie di quel che mangiamo e coltiviamo il sogno di essere amate. Siamo fragili e capaci di perdere la testa per una borsa o un paio di occhi marroni, ma siamo donne con una straordinaria sensibilità culturale, poetesse e scrittrici, astronaute, scienziate, mamme, impiegate, donne che aspirano a raggiungere i ruoli di vertice della società. E questo dimostra che siamo strane sì, ma umane. E grandi.
Ce lo insegnano esempi come Michelle Obama e Rita Levi Montalcini, Alda Merini, Samantha Cristoforetti. E Franca Pilla, Anna Marchesini, Beyoncè, Anna Dello Russo e naturalmente Olivia Pope. E la nostra vicina di casa, tutte.
Siamo formidabili. Semplicemente irresistibili.
E il nostro fascino, quello vero, è che siamo donne che non hanno bisogno di sentirsi dire che sono belle. Forse non lo siamo, e comunque a noi non importa. Perché siamo forti. Più di ogni altra cosa e più di qualunque uomo sul pianeta abbiamo la capacità di rialzarci, ricominciare e rimetterci in gioco.
Quindi, grazie a Hilary, continueremo a pensare a un mondo dove le figlie delle nostre figlie potrano vedere donne a capo degli Stati Uniti di America incontrarsi – chissà – con quelle dell’Inghilterra, della Germania o dell’Italia.
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